"Scusi,
sa dove posso trovare Mr. Tree?", chiese il signor Hyford.
"Appartamento
414.", rispose il portiere.
Il
signor Hyford era un tipo non molto alto, grassottello e con pochi capelli
sulla testa che si divertiva a pettinare nelle maniere più strane.
Scese
dall'ascensore cercando il numero sulle porte.
Bussò.
Aspettò
un paio di secondi, poi bussò una seconda volta. All'improvviso una voce
dall'interno disse di entrare: la porta non era chiusa a chiave; il signor
Hyford decise di accomodarsi, mentre dalla stanza accanto la voce parlò di
nuovo:
"Sono
sotto la doccia. Arrivo subito!"
Dopo
qualche minuto Mr. Tree raggiunse il suo ospite nella stanza d'ingresso: la sua
carnagione era scurissima e alcune strisce di colore più chiaro attraversavano
longitudinalmente il suo corpo. E' difficile dire quante braccia avesse,
diremmo piuttosto che quelle più grandi erano soltanto due.
Il
signor Hyford non nascose un certo stupore.
Dalla
testa, o meglio, dalla sommità di quella massa multiforme scendeva, lungo tutti
i lati, una folta chioma verde i cui capelli erano simili a foglie di gramigna.
Mr.
Tree fece un passo avanti, con quelli che sembravano essere due longilinei ma
robusti tronchi d’albero, con due polpacci che lasciavano supporre un’intensa
attività fisica. La cosa più stravagante era forse una specie di mutande che
aveva infilato, non certo senza difficoltà, tra i rami.
Terminò
di allacciarsi l'accappatoio dal quale sporgeva qualche fogliolina-pelo che gli
donava un’aria quasi sexy.
"E
così, Mr. Tree, lei è un albero!", disse il signor Hyford.
"Perchè,
si vede?", asserì ironicamente il vegetale.
Il
signor Hyford assunse un'espressione severa.
"Sono
qui per affari estremamente importanti e mi è stato consigliato di rivolgermi a
lei." Lo squadrò dall'alto in basso. "Francamente non so se sarà in
grado di svolgere una missione di tali proporzioni, ma non credo di avere
scelta: tutti i nostri agenti hanno rifiutato l'incarico."
"E'
veramente una missione così pericolosa?", chiese Mr. Tree.
"Ci
saranno cinquemila dollari sonanti se riuscirà a portarla a termine!"
"Uhm,
penso che per quella cifra dovrà pensarci lei di persona."
"O.K.
Facciamo ventimila dollari, ultima offerta. Domani mattina una nostra astronave
speciale la farà paracadutare sul pianeta Ktip. Per il resto dovrà cavarsela da
solo."
"Ehi,
come sarebbe domani mattina..."
"Ora
mi scusi", disse il signor Hyford, "ho veramente molta fretta, devo
proprio andare."
"Come?
Se ne deve andare?"
Il
signor Hyford era già uscito. Mr. Tree lo rincorse.
"Ah,
dimenticavo", gridò il signor Hyford mentre si allontanava, "deve
recuperare il favoloso Fronz!"
2
In
realtà non c'era bisogno di paracadute. Mr. Tree era molto più leggero di
quanto si possa pensare e la sua enorme, folta capigliatura fungeva benissimo
allo scopo.
Dopo
aver sorvolato un’ampia area scelta per l’atterraggio, finalmente Mr. Tree
toccò il suolo del pianeta Ktip. Aveva fantasticato molto su quello che avrebbe
incontrato, ma queste aspettative furono deluse dalle prime impressioni.
La
zona su cui si trovava era completamente desertica e non c'era un'anima viva; o
meglio, una viva c'era: una sola, ma non si capiva bene, da lontano, di che
tipo fosse.
"Ciao!",
disse l'anima viva quando Mr. Tree fu a pochi passi da lei. L'albero rimase
disorientato, ma rispose educatamente a quella massa informe di anima viva.
"Ciao!
Chi sei tu?"
"Mi
chiamo Mhghip e sono uno gnuruful. Benvenuto sul pianeta Ktip, ti ho visto
atterrare pochi attimi fa." e poi aggiunse "Ti avverto che non
abbiamo bisogno di enciclopedie, ne abbiamo comprata una pochi mesi fa e
dobbiamo ancora pagare la terza rata."
"Beh,
veramente non vendo enciclopedie..."
"Se
si tratta di ortaggi non se ne parla nemmeno. Guarda l'ultima coltivazione di
zucche carnivore come ha ridotto il nostro pianeta! Inoltre..."
"Non
vendo ortaggi, tantomeno zucche carnivore", interruppe Mr. Tree, "io
sono sul pianeta per cercare il favoloso Fronz!"
Lo
strano essere parve sorpreso.
"Ah...
sì? E... cos'è?"
L'albero
ci pensò un po' su. Era un particolare a cui non aveva riflettuto. Non solo il
signor Hyford non gli aveva detto dove precisamente si trovava questo benedetto
Fronz, ma non gli aveva specificato neppure cosa
era.
"Uhm...
beh, perdinci non lo so!"
"Sei
in un guaio allora."
Lo
gnuruful si spostò dalla stranissima posizione in cui si era sistemato e
cominciò a camminare.
"E
dire che ne ho girato tanto di mondo io. Noi gnuruful siamo una razza in
continuo movimento."
"A
proposito, cosa significa?"
"Cosa
significa cosa?"
"Gnuruful,
hai detto di essere uno gnuruful."
"Ah!
Vuol dire «colui che è ciò che deve
essere» e noi gnuruful lo siamo."
"Spiegati
meglio."
"Ti
faccio un esempio. Esprimi un qualsiasi desiderio che ti venga in mente."
Mr.
Tree si guardò intorno, circondato da un mare di sabbia infuocata.
"Vorrei
un bicchiere di coca cola con cannuccia, ghiaccio e fettina di limone. E anche
un po' di gin!"
"Quanto
sei complicato.", pensò lo gnuruful, mentre si stava trasformando. Il suo
corpo si rimpiccolì cambiando forma e colore, finchè non diventò un bicchiere
di coca cola, perfetto in tutti i particolari, proprio di fronte a Mr. Tree.
Quest'ultimo
si precipitò con estrema irruenza mettendo la bocca sulla cannuccia, intenzionato
a scolarsi la bibita fino all'ultima goccia. Ma non appena toccò il bicchiere,
lo gnuruful tornò gnuruful.
"Ehi,
dico, sei diventato matto?"
L'albero
rimase senza parole.
"Vuoi
forse uccidermi?", ingiuriò l'altro.
L'albero
si fece arbusto dalla vergogna.
"Se
tu avessi bevuto una goccia soltanto di quella coca, io sarei stato condannato
ad essere coca per sempre. E non voglio passare il resto dei miei giorni
circondato da bollicine.", continuò a proferire. "Ah, che rischio che
mi hai fatto correre! Lo sapevo che non mi dovevo fidare di un'orticaccia come
te!"
Mr.
Tree strabuzzò gli occhi e diventò ancora più verde dall'ira di quanto già non
fosse.
"Orticaccia
a me non me lo aveva detto mai nessuno!", urlò. "Io sono un vegetale
sapiens, laureato a pieni voti in Fisica nucleare all'Università di Harvard. Il
sangue che scorre nelle mie vene è più blu del Danubio. Se non fossi
marchigiano ti avrei già ucciso!"
"Marchigiano?",
fece lo gnuruful.
"Sì,
marchigiano. Perchè?"
"Come
perchè, perdiana, sono anch'io marchigiano!"
"Ah,
che combinazione!"
I
due si abbracciarono e si baciarono con affetto.
"Di
quale paese sei?", chiese lo gnuruful.
"Beh,
a dire il vero il mio pianeta d'origine è sconosciuto", fece Mr. Tree,
"ma ho vissuto tanti anni nelle Marche che posso essere considerato un
marchigiano a tutti gli effetti."
Cominciarono
a parlare ciascuno del proprio paese, chiacchierando a lungo come due massaie
dal salumiere.
"Uh,
che maleducato che sono!", fece d’un tratto lo gnuruful, "Ti ho fatto
perdere del tempo prezioso. Devi cercare il favoloso Fronz!"
"Eh,
già. Hai ragione, ma non so da che parte cominciare..."
"Vieni
con me, vedremo come posso aiutarti."
I
due si diressero verso un altopiano poco distante.
"In
questa direzione dovrebbe esserci un piccolo lago. L'Oracolo di Ktip vive su un
isolotto in completa solitudine. Ci saprà sicuramente aiutare."
"Chi
è questo oracolo?"
"Mah...
nessuno lo sa. C'è chi dice che è un preveggente e chi dice che è un messia.
L'unica cosa certa è che è sempre stato lì, da che la gente ricordi."
Camminarono
per una buona mezzora finchè non videro il lago. Si rinfrescarono, ma non
poterono dissetarsi perchè l'acqua non era potabile.
"Come
faremo ad andare sull'isolotto? Non ci sono barche."
"Non
ti preoccupare.", disse lo gnuruful e in un attimo si mutò in una barca a
remi.
"Fantastico!",
disse Mr. Tree portandola in acqua, dopodichè cominciò a remare, rimanendo nel
più assoluto silenzio.
"Beh,
che fai... adesso non parli più?", chiese lo gnuruful.
"Ah,
scusa! Non sapevo che sapessi parlare anche mutato in barca."
Lo
gnuruful scosse leggermente la prua in segno di compatimento.
"Senti,
scusa...", disse Mr. Tree.
"Di'
pure!", rispose la barca-gnuruful.
"Ma,
già che c'eri, non ti potevi trasformare in una barca a motore? Sto facendo una
fatica da matti per remare, qui."
L'altro
ebbe un moto di sorpresa:
"Scusa,
non ci avevo pensato!"
Arrivarono
presto sull'isolotto solitario. La barca si mutò immediatamente in gnuruful.
Fecero qualche passo dopodichè videro l'Oracolo.
Che
Oracolo!
Era
una specie di libellula gigante, un mostro squamoso e dalle ali lunghe e
ronzanti. Con una bocca oscena e carnosa succhiava, con una lunghissima
cannuccia, l'acqua di una pozza, sospeso ad un'altezza di quasi tre metri. Si
divertiva in modo quasi infantile a fare bolle di sapone e ogni tanto tossiva
sputacchiando in ogni direzione.
Mr.
Tree si avvicinò cautamente, incitato dallo gnuruful.
"Senta,
scusi..."
L'oracolo
imperterrito si divertiva a fare bolle di ogni misura.
"Signor
oracolo, scusi..."
E
quello continuava ad animare i suoi giochi con aria soddisfatta. Un po'
scocciato, Mr. Tree si rivolse allo gnuruful.
"Ma
che è sordo?"
"Oh
no, scusa! Dimenticavo di dirti che parla solo lo spagnolo..."
"Che?
...e chi parla lo spagnolo?"
"Ma
dai, su... qualche parola la si conosce..."
Mr.
Tree si avvicinò all'oracolo con fare dubbioso e titubante.
"Excusame
mucho...", tentò l'albero.
Il
mostro sembrò accorgersi della presenza degli estranei.
"Quien sois vosotros?"
Parlando
gli cadde la cannuccia in acqua.
"Maldidos
stranieros!", imprecò volando immediatamente a riprenderla. "Yo soy
muy enfadado: veinte dolares!"
"Venti
dollari cosa?", esclamò Mr. Tree.
Lo
gnuruful se lo portò in un angolo e gli disse:
"Non
fare lo scemo, credi che ti darà le informazioni gratis?"
"Ma,
perdinci, venti dollari sono venti dollari!"
Mr.
Tree si avvicinò riluttante al mostro-oracolo.
"Estos...
los veinte... dolares!" e li posò lì vicino.
"Muchas
gratias.", disse freddamente l'oracolo mentre planava per raccogliere il
compenso.
"De
nada.", ribattè Mr. Tree, "Yo vuelvo... una nina...
enformation."
"Uds
est diez dolares.", rispose prontamente l'oracolo.
"Ma
pensa sempre ai soldi, questo?"
Lo
gnuruful assunse un'espressione severa e Mr. Tree fece buon viso a cattivo
gioco.
"OK!
Estos... otras diez dolares! Yo vuelvo... aprender... donde es... el Fronz!"
"Fronz?
Boh! Tu
debes mirar en las cavernas de Ktip."
L'oracolo
riprese a fare le bolle di sapone con la sua lunghissima cannuccia.
"Beh?
Tutto qui?"
Lo
gnuruful tirò via Mr. Tree.
"Non
lo provocare! Si vede che non sa altro."
Mr.
Tree imprecò in silenzio e stava ancora rimuginando tra sé, quando lo gnuruful,
mutato in insetto gigante, lo tirò su e lo portò sull'altra sponda. I due
ripresero a camminare verso il luogo indicato dall'oracolo.
"Sono
molto lontane queste grotte?", chiese l'albero.
"Eh
sì!", fece lo gnuruful.
"Ma,
scusa, perchè non ti trasformi, che so, in una jeep? Così facciamo prima!"
"Non
posso", si lamentò, "sono molto stanco, i soli sono già tutti
tramontati e non ho energie sufficienti... e neppure un posto per
dormire."
"Per
quello non c'è problema!"
"Come?"
"Puoi
sempre appollaiarti su qualcuno dei miei rami: io dormo anche in piedi."
"In
piedi?", esclamò meravigliato lo gnuruful.
"Hai
mai visto un albero che dorme adagiato sul terreno?"
"No."
"E
allora? Non sono mica un albero speciale, io!"
Lo
gnuruful lo guardò perplesso, ma approfittò ugualmente dell'ospitalità di Mr.
Tree e si scelse il ramo più comodo.
3
Era
notte fonda.
Mr.
Tree sognava beatamente quand'era arbusto: quando la sua vita era come un
piacevole sogno. I suoi giochi, i suoi amici, i paesaggi naturali che lo
circondavano erano tutti avvolti dalla fitta nube del tempo e non riusciva a
distinguere i particolari. C'era qualcosa di oscuro che gli impediva di
accedere a quei ricordi, qualcosa di impenetrabile.
Improvvisamente
gli apparve un mostro orrendo e peloso.
"Sveglia,
sveglia!", fece lo gnuruful.
L'albero
si destò frastornato e vide una faccia dello gnuruful (probabilmente).
"Ah,
il mostro!"
"Sono
io, scemo. Guarda piuttosto: ci sono gli Gnac."
"Chi?"
Sono
degli esseri ferocissimi. Digeriscono un bisonte in pochi secondi. Eccoli
arrivano!"
Gli
Gnac arrivarono volando in formazione. Assomigliavano a tante palle di lardo
tutti denti. Come facessero a volare lo sapevano soltanto loro.
"Moriremo!",
fece Mr. Tree.
Non
appena gli Gnac si gettarono su di loro, lo gnuruful si tramutò in uno scudo
magnetico proteggendo l'albero che era come pietrificato; invece i voracissimi
predatori ci si spiaccicavano sopra.
"Ehi,
non dicevi di essere a corto di energia?"
"Ne
ho sempre un po' di riserva per i casi speciali!"
Visto
che non ottenevano risultati, gli Gnac pensarono bene di abbandonare la preda.
Pochi
minuti dopo il primo sole sorse all'orizzonte.
I
due decisero di riprendere il cammino: l'ingresso delle grotte non doveva
essere troppo lontano. Infatti risultò visibile dopo pochi passi.
"Non
ti preoccupare, troveremo quel tuo favoloso Fronz.", disse lo gnuruful col
fiato in gola. Mr. Tree lo guardò con aria incerta.
Il
primo sole a sorgere aveva già infuocato quello sterminato mare di sabbia. Il
calore era diventato insopportabile, ma l'ingresso era ormai a pochi metri.
Finalmente
giunsero alle soglie della grossa caverna che sembrava inoltrarsi nelle viscere
del pianeta. Lo gnuruful, tirata fuori di tasca una torcia, si mise a camminare
sul soffitto, sotto gli occhi increduli dell'albero.
"Come...
come diavolo fai?", chiese Mr. Tree.
"E'
semplicissimo, non puoi farne a meno. Vieni, su! Prova!"
L'albero
si avvicinò. Non appena ebbe fatto il primo passo, la testa cominciò a girargli
e si trovò con i rami sul soffitto e i capelli-foglia a penzoloni.
"Come
è possibile tutto ciò?"
"Si
tratta", spiegò lo gnuruful, "di una speciale conformazione
geomagnetica di questo altopiano. Qualsiasi corpo contenente anche la minima
percentuale di ferro è attratta verso l'alto."
Incrociarono
un gruppo di turisti veghiani.
"Vedi!",
fece lo gnuruful, "Vengono da ogni parte della galassia ad osservare
questo strano fenomeno."
I
due, sempre camminando a testa in giù, proseguirono per la loro strada finchè,
ad un certo punto, Mr. Tree vide qualcosa che brillava per terra, o meglio, sul
soffitto.
"Cos'è?",
chiese lo gnuruful.
"Sembra
un orologio! Posso tenerlo?"
"Certo,
e perchè no?"
L'albero
raccolse l'oggetto e se lo mise in tasca continuando a camminare. A mano a mano
che trascorreva il tempo, i due si stavano sempre più addentrando nelle grotte.
"Dobbiamo
fare attenzione!"
"Ci
sono pericoli?", chiese Mr. Tree.
"Beh,
a dire il vero dicono che queste caverne siano abitate da pipistrolli..."
"Hai
forse paura dei pipistrelli?"
"E
chi ha parlato di pipistrelli? Ho detto pipistrolli.
Sono una razza mutante a quattro teste, che sputano veleno e tessono ragnatele.
Senza contare poi - fammi finire - i maramiri, le zanzare-elicottero e i
brucosalidi!"
Mr.
Tree ebbe un brivido di freddo. I brucosalidi no, non sarebbe mai riuscito a
sopportarli. Accelerò il passo fischiettando una nenia popolare.
Giunsero
infine in un'enorme caverna, grande abbastanza per contenere un intero palazzo.
Al centro notarono un piccolo piedistallo sulla cui sommità giaceva un oggetto
tondo, azzurro e luccicante.
Si
guardarono negli occhi.
"Credi
che sia..."
"Non
c'è dubbio che sia..."
"Deve
essere proprio il Fronz!", esclamò Mr. Tree.
"Che
aspetti? Corri, prendilo e portiamocelo via!", fece lo gnuruful.
Mr.
Tree si precipitò, ma fu costretto a frenare il suo impeto:
"Ciao!",
gli fece il Fronz saltellando e venendogli incontro.
Mr.
Tree rimase senza parole.
"Cosa?
Tu parli?", riuscì a balbettare.
"Sette
lingue: inglese, francese, spagnolo, russo, veghiano, luxiano e galattico
standard. Felice di fare la vostra conoscenza!"
"Sei
molto istruito!", osservò lo gnuruful.
"Ho
frequentato scuole private di alto livello nonchè corsi di perfezionamento,
raggiungendo lo stage IV di interprete e traduttore."
Improvvisamente
si udì un allarme e il piccolo gruppo fu preso dal panico. Il Fronz,
spaventato, si nascose dietro lo gnuruful, il quale a sua volta si era nascosto
dietro ad una roccia.
Mr.
Tree non sapeva dove rintanarsi e stava vagando in preda all'agitazione, finchè
non si accorse che quell'infernale rumore proveniva dalle proprie tasche. Era
la suoneria dell'orologio appena trovato.
Dopo
che si furono ripresi dallo spavento e aver lanciato occhiate di rimprovero al
povero vegetale, il Fronz fu ancora oggetto di numerose domande.
"Come
mai sei finito sul pianeta Ktip?", gli chiese lo gnuruful.
"Sono
stato rapito.", asserì, "Ma non ricordo nulla del mio rapimento...
solamente che ero circondato... esseri senza volto... poi l'oscurità più
completa e mi ritrovai in queste caverne."
"Ma...
chi ti impedisce di fuggire? Non vedo guardie.", disse Mr. Tree.
"Il
buio", fece il Fronz, "e la totale mancanza di senso
dell'orientamento! Le oscurità di questi cunicoli mi terrorizzano e rischierei
di perdermi nei meandri di questo pianeta. Non potevo far altro che rimanere in
questa caverna illuminata da una sorgente artificiale."
"Non
hai più avuto notizie dei tuoi rapitori?"
"Soltanto
cibo e acqua. Ora, però, potrò venire con voi!"
"Sicuro.
Ti porteremo immediatamente via di qui."
I
tre strani esseri si avviarono insieme verso l'uscita. Nei tratti più bui il
Fronz si nascose tra la folta chioma di Mr. Tree. Provò anche a cogliere
qualche foglia, ma l'albero gli fece educatamente osservare che gli stava
facendo male.
Arrivati
all'uscita i tre scesero dal soffitto e ritornarono nella posizione naturale.
Tre soli erano già alti nel cielo e altri due stavano per sorgere.
"Come
faremo a portare in salvo il Fronz da questo pianeta?", chiese consiglio
Mr. Tree.
"Non
avevi un piano?", fece il Fronz.
"A
dire il vero no: mi hanno spedito quaggiù senza neanche dirmi cos'eri!"
L'albero
ci pensò su, poi si rivolse allo gnuruful:
"Non
potresti trasportarci in qualche luogo dove si affittano astronavi?"
"Non
ci sono astronavi sul pianeta Ktip."
"Ne
sei sicuro?"
"Certo,
l'ultima è stata demolita per la costruzione di cinquantamila ferri da stiro...
però..."
"Però?",
ripetè Mr. Tree.
"Posso
mutarmi io stesso in astronave."
"Davvero
puoi?"
Gli
occhi dell'albero avevano ripreso la loro normale lucentezza.
"Certo,
e perchè no?"
Lo
gnuruful si slargò quanto basta. Il viso gli si allungò e la bocca divenne il
portello d'entrata. Mr. Tree e il Fronz si introdussero all'interno.
"E'
abbastanza comoda?", chiese l'astronave-gnuruful.
"Beh,
hai dimenticato il mobile bar.", fece Mr. Tree.
"Eccoti
accontentato!"
Dal
pavimento uscì un globo di materia che si plasmò automaticamente a mobile bar.
Il Fronz e Mr. Tree si gettarono su di esso come assatanati, ma rimasero a
bocca asciutta: le bottiglie erano vuote.
"Che
scherzo è mai questo?", imprecò Mr. Tree.
L'astronave-gnuruful
non rispose, si limitava a sghignazzare con gusto.
4
Erano
ormai diverse ore che si trovavano in viaggio e finalmente avvistarono una
delle piattaforme spaziali della base terrestre di New Florence. Questa base
ospitava la sezione distaccata del Comando Supremo Astrale in cui avrebbero
trovato il signor Hyford.
I
passeggeri scesero e l'astronave tornò gnuruful.
"Credo
di aver perduto l'orologio", fece Mr. Tree, "non lo trovo più."
"Ora
che mi ci fai pensare, anch'io ho perso la mia torcia e non so come!"
"Credo
che sia colpa mia.", intervenne il Fronz.
Da
una propria tasca laterale tirò fuori alcuni oggetti.
"Guarda!",
fece lo gnuruful aiutandolo. "Un paio di forbici, quattro forchette, il
tuo orologio, un portachiavi, sette rossetti e persino una cannuccia
dell'oracolo!"
Una
montagna di oggetti uscirono da non si sa dove.
"E'
peggio di Eta Beta!"
"Mi
sembra che manchi la tua torcia.", notò Mr. Tree.
"No,
c'è anche quella."
"Sono
veramente mortificato, ragazzi.", singhiozzò il Fronz.
Mr.
Tree cercò di consolarlo.
"Per
guarire dalla tua cleptomania, hai già preso qualcosa?"
"Qualcosa?",
fece il Fronz, "Tutto quello che m'è venuto a tiro, ho preso!"
Mr.
Tree rinunciò a ripetere la domanda.
Entrarono
nel grande edificio dove era dislocata la sede. Si fecero annunciare
dall'usciere e furono invitati a salire al quarto piano.
Camminarono
lungo i corridoi noncuranti del personale che si voltava a guardare
l'inconsueto terzetto di esseri.
Finalmente
giunsero davanti all'ufficio del signor Hyford. Bussarono due volte, poi
entrarono.
Il
signor Hyford esplose di una gioia incontenibile.
"Che
gradita sorpresa!", esclamò, "Sono al massimo della felicità. Mr.
Tree, avete fatto veramente un lavoro eccezionale!"
"Grazie,
signore!", rispose l'albero soddisfatto.
Il
signor Hyford si rivolse al Fronz.
"Carissimo
Fronz, non sai quanto la tua squadra è stata in pena per te!"
"La
sua squadra?", fece Mr. Tree sorpreso.
"Certamente.
Non lo sapevate? Il Fronz è la mascotte della squadra nazionale di basket: i
Flying Giants."
Lo
gnuruful era già svenuto.
Mr.
Tree era rimasto senza parole, mentre il signor Hyford continuava a parlare
come se nulla fosse.
"E'
la squadra più forte che si sia mai vista, ma non vale niente senza la sua
mascotte. Eh, eh... volevano tenerti lontano... ma io sono riuscito a
ritrovarti... ma, dove sono finiti?"
Il
signor Hyford si era accorto in quel momento che non c'era più nessuno ad
ascoltarlo!
Lo
gnuruful si era trasformato in una clava gigante e stava rincorrendo a colpi di
randellate il povero Mr. Tree.
"Te
lo do io il favoloso Fronz!",
fece arrabbiatissimo la clava-gnuruful. "Con tutto quello che ho dovuto
sopportare!" e colpì più ferocemente di prima.
"Basta,
pietà! Che colpa ne ho io?"
Lo
gnuruful continuava ad infierire, mentre pensava già a cosa ne avrebbe fatto di
quel mezzo quintale di legna marcia...